Decostruire il passato per valorizzarlo

Nelle notti insonni che questa nuova dimensione di vita ci regala, capita che mi facciano visita riflessioni anche profonde. Mentre passo al setaccio studi ed esperienze di lavoro nel mondo dell’educazione che sembrano ora far parte di un passato lontanissimo, certe convinzioni sul valore di ciò che è stato svolto si rafforzano anziché decostruirsi, soprattutto dopo l’esperienza del nuovo: la DAD applicata alla scuola primaria e secondaria.

Ho deciso quindi di pubblicare alcune brevi riflessioni tratte da un mio intervento sulla didattica inclusiva che ho tenuto a Madrid nel 2018, incaricata dalla ONG GSI ITALIA, all’interno del programma Global Civic Education – l’Educazione Civica Globale, progetto finanziato da Erasmus+ dell’Unione europea, integrandole con qualche osservazione sulla didattica a distanza.

Essendomi sempre occupata di glottodidattica, cioè didattica delle lingue, alla domanda su cosa fosse l’educazione civica, non potei fare altro che guardare il tutto da un punto di vista linguistico. In fondo le lingue, che sono  un insieme di linguaggi, non sono essenziali nell’educazione civica? Questa prospettiva mi guida ancora oggi, messa forzatamente a confronto con la didattica a distanza.

 

Le lingue nella Educazione Civica Globale

L’educazione civica che passa attraverso la scuola si immerge oggi spontaneamente in un ambiente multiculturale. Il titolo del mio intervento venne da sé: Multilingualism in Global Education: Chances missed and opportunities to seize – Il Multilinguismo nell’Educazione Globale: occasioni perse e da non perdere.

Quale legame tra Educazione civica e Multilinguismo? Prendiamo l’esempio della scuola dell’infanzia di Monfalcone che fece scalpore quando un gruppo di bambini non italofoni fu allontanato dalla scuola perché in numero superiore rispetto alle percentuali di stranieri consentita in classe, adducendo poi il pretesto, come si sente dire spesso, che una minore competenza linguistica dell’italiano comporti anche al rallentamento della performance scolastica dell’intera classe e, in particolare, dei bambini italiani.

Ma saranno più le occasioni perse o quelle conquistate?

Penso alla mia modesta esperienza con il contatto con le lingue, considerando che è partita da una attitudine personale e da qualche valido stimolo durante la mia carriera scolastica, ma non da un contesto multilinguistico familiare. E quindi, pur non avendo appreso le lingue in età prescolare in un contesto fecondo come quello della nostra società attuale, ma solo attraverso un contesto formale, realizzo con piena consapevolezza quanto a fondo il solo contatto con esse mi abbia cambiato, aperto nuove prospettive, dato letture del mondo diverse e a livelli di diversità profonda.

Ecco che nasce la mia ispirazione sull’intera impostazione del mio intervento. La consapevolezza più piena e circolare delle parole che facciamo nella lingua italiana può essere suscitata dalla comparazione con altre lingue.

Da qui ne seguì questa traduzione comparativa.

 

Lingue a confronto, una peculiarità tutta italiana.

Education, Educación, Bildung (da costruire, formare e quindi formare individui e cittadini), Edukacija, Éducation…”Istruzione”.

Proprio a contatto con altri idiomi ho scoperto una peculiarità linguistica (e quindi culturale) tutta italiana. Mentre in tutta Europa, nelle lingue di derivazione germanica, la parola usata per riferirsi all’istituzione dedicata alla Scuola, all’Università, alla Ricerca e alla Formazione degli individui (per dirla alla tedesca – Bildung) è EDUCAZIONE, Ministero dell’Educazione, in Italia invece si usa la parola Istruzione, Ministero dell’Istruzione.

Educazione e istruzione chiaramente non sono la stessa cosa.

Questo contrasto è forte se traslato al comportamento di un’intera collettività nei confronti dello stato e della educazione civica di quello stato. Istruire proviene dal latino instruĕre «preparare, costruire, insegnare»,  «collocare a strati, connettere», comincia con un prefisso IN che significa “inserire”, e “dentro”.

Educare dal lat. educare, significa invece  «trarre fuori». (Treccani). Istruire implica che qualcuno è incaricato di impartire istruzioni e gli altri di eseguire le istruzioni. Ancora una volta la metodologia applicata è per sottrazione. E’ un concetto gerarchico dell’uno a molti, in cui spesso i molti si annullanno e finiscono per delegare ed affidarsi all’uno, nella crescita individuale così come nel lavoro, così come nella politica più in generale. L’educazione, pardon l’istruzione si risolve in una serie di norme e istruzioni da seguire e a cui uniformarsi dove l’obiettivo non è il processo e la pratica di collaborazione ma il risultato fine a se stesso impartito dall’alto.

L’educazione è la formazione degli individui dove tutti, indistintamente, partecipano al processo. Un processo dove hanno parte fondante le relazioni e lo scambio, il contatto tra corpi estranei che co-struiscono, e non solo in-struiscono.

L’educazione dovrebbe cominciare dall’esplorazione e continuare attraverso la ricerca. L’istruzione comincia dal problema e finisce con la soluzione del problema stesso, spesso non dando spazio al confronto o alle possibilità relative.

I bambini ITALIANI di Monfalcone hanno perso un’occasione di contatto che li avrebbe portati a co-struire altri linguaggi e codici intermedi di comunicazione e scambio, a mio modo di vedere. In questo il mio concetto di multilinguismo è inteso anche come primo contatto tra le lingue, a prescindere da quale sia la conoscenza misurabile della lingua stessa e può essere leva trainante di una Educazione Civica Globale.

DAD – Apoteosi dell’Istruzione

Ma tornando al concetto di istruire, ecco che la DAD in questo è effettivamente funzionale ed efficace. Una didattica a distanza assolve perfettamente all’approccio didascalico che la scuola italiana ha inglobato per lungo tempo: è apoteosi del MINISTERO DELL’ISTRUZIONE. Un grande numero di informazioni, competenze del sapere ma non di sapere essere, su cui tanto ha insistito il Quadro Comune Europeo delle Lingue. Non possiamo negare che l’informazione trasmessa attraverso le componenti multimediali, il testo scritto, la funzione della ripetizione e dell’ascolto mirato e strutturato siano ben efficaci dal punto di vista dell’apprendimento nozionistico. Ma questa mole di informazioni come verrà applicata nella vita se non facciamo esperienza della vita stessa?

E’ altrettanto evidente che più difficile è la parte di deduzione, ricerca, esperienza dell’ambiente ed impossibile è avvalersi della chimica che si infonde naturalmente nel contesto classe. Nel mio creare contenuti didattici ho sempre tenuto conto della varietà delle dimensioni che confluiscono nell’apprendere, preferirei usare la parola acquisire, che non è numericamente qualificabile.

Ho sempre basato la mia attività didattica sulla relazione e l’affettività, sull’esplorazione dello spazio e la manualità, facendo affidamento sulle risorse creative dell’individuo in rapporto con gli altri.

Sono questi gli strumenti utili non solo a conoscere ma soprattutto a crescere.

Non sarà tanto importante quante cose sapremo, ma come saremo diventati.

Elisa Bassetti

Per chi volesse sapere di più:

https://gear.gong.hr/?page_id=3181 – GEAR – GLOBAL EDUCATION

www.gsitalia.org/ – GSI ITALIA